Raramente abbiamo provato videogiochi così diversi come Saints Row e Immortality. Da un lato abbiamo un gioco che risponde punto per punto ai recenti canoni videoludici: open world, mappa grande, tante missioni (e tanta ripetitività), azione a rompicollo ed estrema libertà. Dall'altro abbiamo un titolo che ci riesce difficile incasellare in una categoria e, anzi, addirittura fatichiamo a inserirlo nella categoria stessa dei videogiochi: zero interazione, un cursore per aprire i tanti filmati e la possibilità di manipolare la riproduzione degli stessi.
Se Saints Row è lo stereotipo videoludico che vuole colpire il giocatore alla ricerca di un intrattenimento facile e scanzonato, fatto di avventure rocambolesche e di dialoghi irriverenti, Immortality è molto più cerebrale, non perché ci siano degli enigmi da risolvere, ma perché stimola l'approfondimento di ciò che si sta guardando attraverso l'analisi degli spezzoni di filmati dal vivo che vengono collegati per associazioni di immagini. È un gioco talmente diverso dai canoni tradizionali che si fa perfino fatica a spiegarlo nonostante le meccaniche ludiche tradizionali siano del tutto assenti.
Entrambi i giochi possono piacere o non piacere. Non c'è un giusto o uno sbagliato, secondo noi, perché alla fine ciascuno di noi ha gusti e sensibilità differenti, senza contare il fatto che tutti noi siamo alla ricerca uno scopo diverso mentre fruiamo di un videogioco. E allora questa puntata è dedicata proprio alla diversità dei generi videoludici, a dimostrazione che ancora una volta il mezzo del videogioco può ancora dire qualcosa di nuovo, seppur rinunciando alla definizione stessa di gioco.
Oltre alle prove di Saints Row e di Immortality, nella puntata di oggi trovate anche una bella chiacchierata amarcord su Sega, le notizie della settimana e una Power Chat che ci ha dato delle bellissime soddisfazioni.
Buon ascolto e buona visione!