E' una domanda ormai ricorrente: quanto incide la durata complessiva sulla scelta di acquistare questo o quell'altro gioco? Un gioco deve durare centinaia di ore perché vi sentiate appagati, oppure siete della schiera di coloro che preferiscono una durata contenuta purché sia densa di emozioni? Ovviamente non c'è una scelta giusta o sbagliata. Ci sono tanti elementi che entrano in gioco per decidere se e perché vale la pena giocare a un videogioco. La durata può essere uno di questi, ma crediamo che non debba essere solo questo. Esperienze come Journey e come Destiny possono vivere fianco a fianco, ciascuno rivolto a un tipo particolare di giocatore senza che vadano in conflitto.
Quando allora la durata diventa il principale deterrente per non giocare a un particolare titolo? Qui la risposta è semplice: quando il tempo che quel videogioco richiede tu non ce l'hai. Perché hai famiglia, perché devi studiare, perché hai altri hobby oppure perché lavori. Ciascuno di noi ha un numero finito di ore per godersi il tempo libero e che un videogioco ne richieda a centinaia non è sempre un punto a suo favore. Non perché diluisca i contenuti o perché sminuisca l'aspetto artistico in favore di quello commerciale. Non è un punto a favore perché rischia di perdere parte del pubblico potenziale.
Alla stregua di chi scarta i giochi che durano poco perché non meritevoli dei 20, 30 o 80 euro che esige per essere giocato, ci sono persone che lasciano da parte l'idea di provare un gioco perché già sanno in anticipo che gli ci vorrebbero mesi per portarlo a termine. Perché sanno che non avrebbero la costanza per stargli dietro e dedicargli davvero l'attenzione che meriterebbero. E allora, invece che acquistarlo e poi accantonarlo dopo una decina di ore, preferiscono lasciarlo direttamente sullo scaffale (digitale, ormai) del negozio.
In questa puntata abbiamo proprio due esempi di giochi totalmente opposti: da una parte vi proponiamo la nostra prova di Scarf, un gioco indipendente per PC basato su platform ed enigmi ambientali che dura "solo" una manciata di ore. Ore in cui ti porta per mano in un mondo contenuto ma non meno intrigante delle grandi mappe aperte. Volendo lo si può portare a termine in un pomeriggio: non sarà certo il gioco della vita, ma quelle ore sono ben spese e lasciano delle belle sensazioni mentre si sta in compagnia del protagonista.
Dall'altra parte abbiamo una notizia relativa a Dying Light 2, in uscita fra poche settimane. Lo sviluppatore ha annunciato in maniera roboante che per completarlo al 100% - ovvero esplorando tutta la mappa, vivendo tutti i finali e sbloccando tutte le linee di dialogo e gli oggetti - ci vorrebbero più di 500 ore. Apriti cielo: da quella che doveva essere una notizia entusiasmante nella testa dei social media manager di Techland si è rivelata un boomerang, e di quelli grossi. "500 ore sono troppe" è stato il commento che si è alzato a gran voce dai fan. Al che Techland ha specificato che per completare la storia ne bastano solo 20 e se uno vuole fare tutte le missioni secondarie ce ne vogliono 80. Ma la frittata è stata fatta: la durata annunciata sarà lì, nel retrocranio di un po' di giocatori che penseranno che, forse, è un gioco troppo lungo per loro e che non ne vale la pena provarlo.
"Il gioco è bello quando dura poco", recita un detto popolare. Non è sempre da prendere alla lettera, ma in qualche caso bisognerebbe tenerne più da conto.
Vi lasciamo alla puntata di questa settimana.
Buon ascolto e buona visione!