Spiriti, zombi, palloni da calcio e il peso delle recensioni

Nella settimana in cui ogni redattore sta facendo mea culpa e riflessioni profonde sul proprio ruolo all'interno della critica videoludica, qui su Console Generation vi proponiamo ben 3 prove di giochi molto diversi fra loro. 

Ma facciamo un passo indietro e contestualizziamo il momento. L'articolo di Mikhail Klimentov sul Washington Post in cui evidenzia come il metodo attuale dello scrivere recensioni rischi di fare male a tutti - videogiocatori, stampa specializzata e agli stessi videogame - ha stimolato una rilevante fetta di redattori a dire la propria sul tema. 

I giochi di oggi sono troppo grandi per essere recensiti alla vecchia maniera: recensioni scandite dai rintocchi delle lancette per arrivare puntuali al day one spesso portano il redattore a tour-de-force che lo anestetizzano dal divertimento, dalla gioia di scoprire, dal godersi il momento, pur di arrivare ai fatidici titoli di coda e dare il suo verdetto protetto dal fatto di "aver finito il gioco". Perché se hai finito il gioco, quantomeno, sei inattaccabile dalla folta schiera di lettori che non aspetta altro che darti contro. E allora corri, corri, anzi "rushi" fino alla fine. 

Ma non è solo l'embargo a mettere fretta. Perché si potrebbe anche pensare che arrivare dopo ma con maggior qualità possa essere un comportamento virtuoso. Invece no, perché ci pensa l'algoritmo di Google a rendere l'orologio ancora più importante. Nelle ricerche vince chi arriva prima, non come ci arriva. Se pubblichi per primo - o quantomeno insieme agli altri - verrai indicizzato meglio di chi pubblica dopo e di conseguenza spunterai fra i risultati della ricerca che l'avido videogiocatore digiterà il giorno in cui viene lanciato il suo gioco preferito. Insomma, come l'autore del Washington Post sottolinea in chiusura, guardando in fretta un'esposizione al museo non è equiparabile al soffermarsi sulle singole opere. O, per analogia, una vacanza in cui vedi 100 cose in una settimana non ti permette di goderti i luoghi quanto il fermarsi in soli 10 posti. O magari anche 3.

Tutto questo cosa c'entra con noi? Anche qui su Console Generation proviamo i giochi, ma sono ormai anni che non chiamiamo queste rubriche "recensioni". Le chiamiamo prove. E vi diciamo chiaramente quanto ci abbiamo giocato, che non abbiamo finito il gioco, che non abbiamo investito centinaia di ore, ma solo una frazione di quelle che potrebbe richiedere. Lo facciamo perché diamo alle nostre prove una dimensione personale: sapete che abbiamo una vita, oltre il podcast, che abbiamo una famiglia, che non abbiamo collaboratori, che giochi ci piacciono e cosa non proveremmo mai. Le nostre prove raramente seguono gli embargo e anche se lo fanno si fermano all'esperienza che riusciamo a ricavare dal tempo che normalmente dedicheremmo al gioco. Certo, non siamo autorevoli o approfonditi come le grandi testate, ma questo è il nostro modo di parlare dei videogiochi che proviamo e che ci gustiamo. Giochi che a volte ci sorprendono (spesso) o che ci deludono, o a cui addirittura non riusciamo a giocare (ricordate il caso di Ride 4?). E non ne vogliamo fare una questione di essere paladini della genuinità: semplicemente conosciamo i nostri limiti, ve ne rendiamo partecipi e, probabilmente, a voi che ci seguite va bene così visto che continuate ad ascoltarci dopo tutti questi anni.

E allora accantoniamo i dilemmi della critica videoludica e pensiamo a divertirci: questa settimana abbiamo provato per voi Kena: Bridge of Spirits, FIFA 22 e Back 4 Blood. Li abbiamo finiti? Certo che no. Ce li siamo goduti? Certamente, magari facendo a pugni col tempo che abbiamo disposizione. Sono tre giochi molto diversi fra loro, ma tutti con i propri assi nella manica. Kena è quel gioco in grado di mettere tutti d'accordo, con un gameplay che si potrebbe dire derivativo ma che è stato implementato a dovere; FIFA 22 reitera la formula portandosi appresso tutti i quesiti dell'uscita annuale nonostante i rinnovamenti tecnici; Back 4 Blood è quel gioco caciarone con cui divertirsi in compagnia, che magari all'inizio non ti piace ma che più ci giochi e più ti contagia, per rimanere a tema zombi e infetti.

Quindi non ci resta che salutarvi e augurarvi un buon ascolto e una buona visione!










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