Ultimamente i videogiocatori sono sempre alla ricerca del 10. O almeno del 9. Una valutazione inferiore comporta automaticamente di lasciare quel particolare titolo sullo scaffale, o ancora peggio, di gettarlo in mano a chi non sa far altro che denigrare ciò che non supera i suoi livelli di accettabilità. Eppure, notizia del secolo, ci si può divertire - e anche tanto! - con un gioco da 7 o da 8.
E' il caso di Ghost of Tsushima, che la stampa italiana ha valutato tiepidamente e che di conseguenza è diventato il gioco monnezza, la delusione, qualcosa da tenere a distanza. Eppure, leggendo le recensioni è palese che quei 7 e 8 sono frutto di una medaglia dalle due facce. Da un lato il brutto di Ghost of Tsushima: un impianto di gioco ripetitivo, difetti nel sistema di combattimento, un open world un po' piatto e altre cose sui generis. Dall'altro lato, la sua capacità di raccontare una storia piuttosto bene, gli scenari indimenticabili che ti fanno immergere in un Giappone dei tempi andati come mai prima d'ora, il pregio di darti delle emozioni tanto più sei legato a quella cultura.
Ancora una volta, il voto rappresenta la sintesi di 4000 e passa caratteri, ma i videogiocatori si fermano a quel numero. Semaforo rosso, semaforo giallo, semaforo verde: conta solo il voto. Ma andando oltre il numero si vede che ci sono mille sfumature che potrebbero farci cambiare idea. La struttura a là Assassin's Creed è estremamente derivativa, ma è indubbio che c'è a chi piace proprio quel genere di giochi: la critica ha il dovere di segnalarlo, ma siamo noi videogiocatori a dover capire quanto di quella critica aderisce ai nostri gusti e alle nostre aspettative.
Questa settimana Andrea ha provato Ghost of Tsushima e ha raccontato le sue impressioni dopo aver finito la storia. E la sua prova inizia proprio dai difetti del gioco: li elenca tutti, quasi si stesse preparando alla stroncatura. Poi arriva la parte bella, le emozioni che ha provato giocandoci, il sorriso, le sue parole coinvolgenti. E Ghost of Tsushima si trasforma e diventa quel gioco che sì, ha molti difetti, ma di quelli che se ti fai prendere passano in secondo piano. Abbiamo un vantaggio, su Console Generation: non diamo voti. Non potete fermarvi al numerello in coda, dovete ascoltare tutte le parole, soppesarle, assorbirle e digerirle. Ascoltare l'entusiasmo o la delusione nel tono della voce, nel modo di approcciare il titolo. E poi decidere. Sì, noi di Console Generation siamo diversi :)
Nella puntata di questa settimana hanno trovato spazio anche il libro "Gioco dunque sono. Filosofia del videogamer" di Massimo Villa, le novità dell'Ubisoft Forward e molto altro ancora. Buon ascolto e buona visione!