Recensione/ Section 8

I membri della Section 8 piovono dal cielo per risolvere un conflitto a suon di proiettili e strategia. Chiediamo spesso l’innovazione, ma siamo in grado di riconoscerla e apprezzarla quando ce l’abbiamo sotto il naso?

Section 8
Sviluppatore: TimeGate Studios
Editore: SouthPeak Games
Distributore: Halifax
Genere: Shooter/Azione
Piattaforma: Xbox 360 (disponibile per PC)
Titoli correlati: Halo 3: ODST (Xbox 360); Killzone 2 (PlayStation 3); Battlefield: Bad Company (PlayStation 3, Xbox 360)

Una sporca ottavina

Nel panorama sconfinato degli sparatutto, Section 8 propone più di quanto ci si aspetti. Nonostante il set richiami titoli blasonati come Halo, la meccanica di gioco si rinnova con l’introduzione del jetpack e della corsa in terza persona, potenziamenti utilizzabili previa ricarica della relativa barra di energia. Il sistema di puntamento assistito, anch’esso utilizzabile a mo’ di potenziamento, permette di centrare l’obiettivo per qualche secondo, una soluzione discutibile ma al contempo impossibile da abusare.


Tali elementi sono solo la punta dell’iceberg di un titolo che mette il multiplayer a squadre al centro della propria esperienza di gioco. Immersi in 6 ampie mappe futuristiche, le fazioni Section 8 e ARM si contendono il controllo delle basi in match fino a 32 giocatori in cui è importante suddividere i ruoli. Dalle truppe d’assalto, all’artiglieria, dagli ingegneri agli infiltratori, i soldati possiedono un armamento composto da due armi principali e altrettante secondarie. Oltre alla possibilità di variare l’arsenale delle classi, attraverso un sistema di badge è possibile variarne gli attributi, le caratteristiche di resistenza e abilità.


Agli obiettivi principali definiti nella lobby, vi sono poi una serie di compiti secondari casuali che incrementano il dinamismo dei conflitti. Si possono ricevere ordini di scortare dei personaggi VIP, oppure dei cargo, ma anche raccogliere informazioni di intelligence in territorio nemico. Un ampio contributo alla varietà di gioco è dato dall’acquisto di ulteriori componenti per le basi (torrette, radar, stazioni di rifornimento e così via), di mezzi di trasporto (dal controllo pessimo, purtroppo) e di armature potenziate. Section 8 eredita così elementi strategici assenti in qualunque altro titolo del genere, che impongono di pianificare lo stile di gioco.


Al un mix fra azione e strategia si aggiunge anche una componente stilistica di tutto rispetto – i soldati si lanciano dalla stratosfera invece che apparire dal nulla sulla mappa –, con un mecha design vicino agli anime nipponici ed ambientazioni articolate e mai banali. Section 8 non è esente da alcuni difetti, fra cui segnaliamo un’eccessiva lentezza del personaggio che crea non pochi problemi durante gli scontri ravvicinati e la campagna single player relegata alla mera funzione di tutorial per prendere confidenza con le numerose novità introdotte da TimeGate Studios.


A volte si dovrebbe credere più ai propri occhi e meno al marketing, perchè una piccola creatura videoludica come Section 8 meriterebbe tanto invece di rischiare l’oblio prematuro. Questo perché Section 8 è un titolo prettamente multiplayer, la cui community è popolata solo da pochi appassionati residenti, oltretutto, dall’altro capo del mondo: la Section 8 accetta nuovi volontari, la battaglia non è ancora persa.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: mappe estese; possibilità di richiamare armamento dalla stazione base; obiettivi dinamici; multiplayer ben costruito basato sull’azione di squadra; jetpack e corsa sono apprezzabili diversivi
Replay Value: ottimo. Nato per il multiplayer, offre un’esperienza accattivante e frenetica
Aspetti Negativi: modalità single player ridotta all’osso; puntamento automatico discutibile; movimenti piuttosto lenti; comunità online europea pressoché insesitente
In Sintesi: il set familiare non dovrebbe ingannare: Section 8 è uno sparatutto dalle idee brillanti e una meccanica di gioco invidiabile anche dai titoli più blasonati. Il multiplayer online è croce e delizia, la prima dovuta principalmente alla carenza di giocatori in rete

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