Orfani da Videogame

L'abitudine è certamente una delle malattie peggiori che ci affligge. Possiamo dire che ci perseguita ovunque, dal posto di lavoro alla vita sociale, arrivando perfino negli svaghi. L'abitudine si nasconde dietro l'affezionarsi a qualcosa che, quando viene a mancare, lascia un vuoto. Con l'abitudine ci si sente a casa, ci si sente sicuri e si ha quasi piacere, quando questa riesce in qualche modo a intrattenere, nell'adagiarsi negli stessi schemi una sera dopo l'altra. Con l'abitudine ci si dimentica anche dei difetti, o meglio, si arriva a convivere con quanto inizialmente ci aveva fatto storcere la bocca. L'abitudine non è sempre negativa, anzi. C'è una certa soddisfazione nel sapere esattamente cosa fare, tenendo a bada le novità. Venendo meno l'abitudine, ci si sente orfani.

Orfani da serial televisivi che mettono la parola fine alla stagione, da trasmissioni radiofoniche che vanno in vacanza, da fumetti che ci hanno accompagnati per anni, mese dopo mese. Orfani da videogame, dopo decine di ore incollati al pad per scovare tutti i bonus abilmente nascosti dai designer nei livelli di gioco, oppure per conoscere i retroscena di quella side-quest che non "si sa perchè si deve affrontare per forza". Ultimamente mi capita spesso, sarà perchè sono reduce da esperienze videoludiche di un certo spessore che è difficile superare con i giochi comuni che affolano gli scaffali dei negozi. Prima Okami, ora Psychonauts. Pur avendo decine di titoli nella mia libreria videoludica, rimango spiazzato dinanzi alla domanda "cosa inizio ora?".

E' una situazione al limite dell'assurdo, ma che riesco a spiegare soltanto con l'abitudine e l'assuefazione che tali giochi hanno creato in me. Sensazioni positive, intendiamoci. Così positive dall'essere dispiaciuto di aver raggiunto il termine dell'avventura. Oltre 60 ore di gioco a Okami e 25 per un "semplice platform" come Psychonauts sono parecchie, forse per questo ho difficoltà a immedesimarmi in una nuova storia, con nuovi personaggi, con nuovi controlli e regole diversi. Quando ci si sente "orfani" significa che l'esperienza videoludica ha raggiunto il suo scopo, ovvero quello di essere divertente e di volere continuare a giocare. Non è uno scopo esclusivo dei capolavori, semplicemente è appannaggio di tutti quei giochi che riescono a trasferire qualcosa "di più" ai giocatori. Videogiochi che riescono a trattare con la parte migliore dell'abitudinarietà, ovvero evitando di annoiare.

Detto questo, il quesito è sempre lo stesso. A cosa giocare ora?

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