Quando fu annunciato God of War: Ragnarok sapevamo già che non avrebbe avuto lo stesso impatto rispetto al reboot del 2018. "Quel" God of War aveva ribaltato come un calzino il Kratos che avevamo conosciuto negli anni precedenti e riscritto completamente il futuro della saga, che abbandonava l'azione pura per addentrarsi nel genere degli action-adventure a sfondo narrativo. Con il secondo e ultimo capitolo ambientato nella mitologia norrena, il team di Santa Monica Studio è andato per forza di cose in continuità con quanto fatto precedentemente. Continuità di storia, di contesto, di gameplay, di tutto.
Il primo impatto è quindi meno profondo rispetto a quanto abbiamo vissuto. Eppure, God of War: Ragnarok è altrettanto imperdibile. Anzi, forse anche più del primo capitolo, perché non si limita a procedere sul solco già tracciato: ne scava uno ancora più profondo. Pressoché tutti gli aspetti del primo capitolo sono stati ulteriormente rifiniti e ampliati - a volte troppo, ma noi siamo una mosca bianca - in modo da rendere l'esperienza ancora più appagante e incentivante.
Volevate una storia ancora più ricca? Eccovi serviti. Un sistema di combattimento più dinamico e articolato? Et voilà! Mondi ancora più vasti? Ogni desiderio è un ordine, per Santa Monica Studio. Insomma, in God of War: Ragnarok troverete un gioco che saprà farsi amare, al netto ovviamente di preferenze personali. Nella puntata di questa settimana trovate la nostra prova senza spoiler in cui traspare che innovare è bello, ma non è essenziale quando l'impianto di gioco è solidissimo come nel caso di Ragnarok.
Non abbiamo parlato solo di God of War, ma anche del prezzo del visore PlayStation VR2: un biglietto d'ingresso un po' troppo alto per i nostri gusti, ma che gli entusiasti della realtà virtuale non esiteranno a comprare. Abbiamo parlato dell'ultima dichiarazione d'indipendenza di Kojima, dei rivenditori che hanno iniziato a fregarsene dei day-one e di molto altro ancora.
Buon ascolto e buona visione!
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