Il mondo ha bisogno di Psychonauts 2

Psychonauts, per chi non lo avesse mai sentito, è un gioco uscito nel 2006 su Xbox, PlayStation 2 e PC. Sviluppato da Tim Schafer e dalla sua Double Fine, è uno di quei giochi che ti ricorderai per sempre. Perché ha così tante idee e così tanta varietà di ambientazioni che non può non rimanere in testa. Anzi, ti entra letteralmente in testa, visto che impersoniamo uno psiconauta - ovvero un ragazzino con poteri speciali in grado di interagire con i pensieri altrui. Grazie a una porticina da applicare sulla testa, puoi proiettarti nella mente degli altri personaggi e scoprirne le paure, le ansie, i tabù e chi più ne ha, più ne metta. E il bello è che ogni testa è fatta a modo proprio, nel vero senso del termine. Questa è la chiave di volta di Psychonauts: ogni livello è organizzato attorno a un'idea, a un tema, e lo sviscera in maniera unica dal punto di vista visivo e del gameplay. Come se Tim Schafer avesse messo in piedi un gioco nel gioco. Il tutto intriso di umorismo e di situazioni assurde che contribuiscono ulteriormente a rendere Psychonauts un'esperienza unica.

In questa puntata parliamo di Psychonauts 2, e per certi versi siamo tornati a quel 2006: abbiamo trovato la stessa freschezza nonostante il canovaccio sia pressoché sempre lo stesso. Solo che ai giorni nostri, col Game Pass e grazie anche al periodo, questo sequel ha avuto molta più risonanza del predecessore e finalmente molti giocatori lo stanno scoprendo. Finalmente, aggiungiamo noi. Perché Psychonauts è il gioco che ci voleva, il gioco che stupisce nonostante sia per certi versi concettualmente vecchio. Il gioco che ti fa andare avanti per vedere cosa è in grado di inventarsi. Va da sé che ve lo consigliamo vivamente, anche se l'aspetto grafico potrebbe lasciarvi interdetti in principio. Anche se non avete giocato al primo episodio.

In questa puntata abbiamo parlato anche di 12 Minutes, un gioco indipendente che aspettavamo da tanto tempo. Si basa sul concetto del loop temporale, quello che abbiamo visto numerose volte nei film. Sei bloccato in una situazione e tutte le volte il giorno ricomincia, finché non riesci a risolvere l'enigma che sblocca il tutto e ti fa tornare alla normalità. Nei film è tutto molto divertente e intrigante, perché grazie alla regia si saltano le parti più noiose e ripetitive insite in questo tipo di opere. Non vediamo mai il protagonista svegliarsi, lavarsi e prepararsi per la giornata. O meglio, se lo vediamo è solo un accenno alle azioni, magari segmentate e velocizzate nel montaggio. In un videogioco è tutto diverso. E' verosimile che quelle azioni le dobbiamo ripetere molte volte, perché fanno parte delle cose che dobbiamo fare qualora gli eventi non andassero per il verso giusto. 12 Minutes rischia di essere ripetitivo, perché ci sono azioni che faremo anche 20 volte prima di risolvere l'enigma. Ma fortunatamente il loop temporale è di pochi minuti, quindi non arriveremo a situazioni tediose, a meno che non facciamo fatica a identificare le azioni che ci permettono di trovare un nuovo indizio su cosa possiamo provare al prossimo tentativo. Ne esce quindi un gioco potenziale, intrigante, ma con un paio di problemi che lo rendono meno appetitoso delle attese.

Ma lasciamo da parte le parole e passiamo ai fatti: trovate tutte le risposte che cercate nel podcast qui sotto!




   

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