Caldo e afa: l’estate non ci dà tregua e ci costringe a sognare il freddo invernale che, quando verrà, ci farà desiderare il sole: vita difficile, la nostra! Magari se la passano meglio sull’ecosistema allestito su un anello? Oppure in un mondo futuro in cui tutto è da ricostruire? A voi la scelta.
Titolo: Halo: Primordium
Autore: Greg Bear
Editore: Multiplayer.it Edizioni
Genere: romanzo
Argomento: fantascienza
Pagine: 313
Secondo libro della trilogia dei precursori, Halo: Primordium prosegue la vicenda interrottasi bruscamente in Cryptum. Che fine hanno fatto Chakas, Riser e Bornstellar dopo l’attacco da parte dei precursori nemici? E come si evolveranno i piani del Primo Costruttore, deciso a tutto pur di impiegare gli Halo per liberarsi della minaccia dei Flood, anche a costo dell’estinzione della propria razza? Con il distintivo stile asciutto e avaro di dettagli che vadano oltre il necessario, Greg Bear risponde a queste domande in un seguito che spiazza le aspettative, evitando strade semplici e già battute.
Il protagonista questa volta è l’umano Chakas, che descrive in prima persona il suo soggiorno forzato sull’anello. Con l’aiuto di Vinnevra - una giovane umana che lo soccorre dopo la sua caduta su Halo - e del vecchio Gamelpar, Chakas dovrà fare i conti con un ambiente completamente nuovo, di cui dovrà comprendere le dinamiche e i pericoli, sempre in dubbio su quale sia effettivamente il suo ruolo nella più ampia guerra intestina dei predecessori.
Dubbi che si ribaltano in toto sul lettore, che anche questa volta - sempre a causa della reticenza dell’autore nel fornire dettagli e retroscena - rischia di trovarsi spaesato in un universo sì conosciuto, ma non ancora familiare. Per godersi al massimo Primordium, l’ideale è giocare prima a Halo: Combat Evolved, magari nella versione Anniversary. Allora sì che tutto quadra e che si aprono gli orizzonti alle parole di Greg Bear. Perché le suddette lacune descrittive vengono compensate dall’avventura poligonale pensata a suo tempo da Bungie. Una sorta di bussola, insomma, che aiuta a immergersi al meglio nella vicenda.
Sebbene manchi un po’ di ritmo in tutta la prima parte del racconto - un lungo viaggio fra gli ambienti dell’anello senza che accada pressoché nulla - Primordium si riscatta nella seconda, catturando l’attenzione con una serie di rivelazioni e di attesi rientri in scena. Fino all’epilogo, che come da programma lascia col fiato sospeso introducendo una vecchia conoscenza che proprio in Halo: Combat Evolved avrà un ruolo fondamentale. Insomma, un romanzo che ancora una volta non convincerà fino in fondo il lettore meno attento, ma che darà il giusto servizio all’appassionato, che non vedrà l’ora di leggere l’epilogo nel terzo volume. Senza riserve invece l’edizione italiana a cura di Multiplayer.it Edizioni e tradotta da Francesca Noto.
Dubbi che si ribaltano in toto sul lettore, che anche questa volta - sempre a causa della reticenza dell’autore nel fornire dettagli e retroscena - rischia di trovarsi spaesato in un universo sì conosciuto, ma non ancora familiare. Per godersi al massimo Primordium, l’ideale è giocare prima a Halo: Combat Evolved, magari nella versione Anniversary. Allora sì che tutto quadra e che si aprono gli orizzonti alle parole di Greg Bear. Perché le suddette lacune descrittive vengono compensate dall’avventura poligonale pensata a suo tempo da Bungie. Una sorta di bussola, insomma, che aiuta a immergersi al meglio nella vicenda.
Sebbene manchi un po’ di ritmo in tutta la prima parte del racconto - un lungo viaggio fra gli ambienti dell’anello senza che accada pressoché nulla - Primordium si riscatta nella seconda, catturando l’attenzione con una serie di rivelazioni e di attesi rientri in scena. Fino all’epilogo, che come da programma lascia col fiato sospeso introducendo una vecchia conoscenza che proprio in Halo: Combat Evolved avrà un ruolo fondamentale. Insomma, un romanzo che ancora una volta non convincerà fino in fondo il lettore meno attento, ma che darà il giusto servizio all’appassionato, che non vedrà l’ora di leggere l’epilogo nel terzo volume. Senza riserve invece l’edizione italiana a cura di Multiplayer.it Edizioni e tradotta da Francesca Noto.
Titolo: Le Radici del Cielo - Metro 2033 Universe
Autore: Tullio Avoledo
Editore: Multiplayer.it Edizioni
Genere: romanzo
Argomento: fantascienza
Pagine: 438
Dopo aver visitato Mosca e San Pietroburgo devastate dall’ultimo conflitto nucleare, l’occhio si sposta ora sulla nostra Nazione grazie alla penna di Tullio Avoledo, che descrive un’avventura perfettamente a tema con l’universo creato da Dmitry Glukhovsky pur essendo profondamente diversa. L’Italia infatti non è stata un obiettivo primario delle testate atomiche e si ritrova in condizioni tutto sommato più accettabili delle controparti russe. Anche perché le metropolitane nostrane non sarebbero così profonde da offrire rifugio ai sopravvissuti tenendo a bada mostri e radiazioni.
La metropolitana no, ma le catacombe sì: ed è proprio dalle catacombe romane di San Callisto che parte l’avventura di padre John Daniels - chiamato ironicamente Jack dai compagni della nuova Guardia Svizzera - investito dell’arduo compito di riportare a Roma il patriarca di Venezia. Inizia così un viaggio narrato in prima persona in cui padre John dovrà abituarsi alle rigide regole della vita in superficie e conoscere da vicino i mostri creati dai conflitti nucleari.
A differenza del romanzo Metro 2033, l’autore non prende tanto in esame le condizioni di vita dei sopravvissuti, quanto le mostruosità del nuovo mondo. Mostri nel vero senso della parola, ma anche mostri nascosti nell’animo umano. Il legame del nostro Paese con la Chiesa e l’appartenenza del protagonista al clero pavimentano la via per discussioni sulla ricerca della fede e sulla rinascita di vecchie religioni pagane, in uno scenario in cui credere in qualcosa sembra essere l’unica cosa da fare.
Il viaggio verso Venezia ha in serbo avventura, sorprese, tradimenti e anche qualche buon sentimento. Non manca proprio nulla all’appello per un romanzo che cattura fin dalle prime battute - nonostante il tema clericale di fondo sappia un po’ di restio - fino al soddisfacente epilogo che, non si sa mai, lascia le porte aperte per un seguito. Avvincente, ricco di sorprese, narrato con ritmo e scritto a regola d’arte, Le Radici del Cielo è un romanzo consigliabile a tutti i lettori, indipendentemente dal legame con l’universo di Glukhovsky di cui diventa di fatto tassello imprescindibile.
A differenza del romanzo Metro 2033, l’autore non prende tanto in esame le condizioni di vita dei sopravvissuti, quanto le mostruosità del nuovo mondo. Mostri nel vero senso della parola, ma anche mostri nascosti nell’animo umano. Il legame del nostro Paese con la Chiesa e l’appartenenza del protagonista al clero pavimentano la via per discussioni sulla ricerca della fede e sulla rinascita di vecchie religioni pagane, in uno scenario in cui credere in qualcosa sembra essere l’unica cosa da fare.
Il viaggio verso Venezia ha in serbo avventura, sorprese, tradimenti e anche qualche buon sentimento. Non manca proprio nulla all’appello per un romanzo che cattura fin dalle prime battute - nonostante il tema clericale di fondo sappia un po’ di restio - fino al soddisfacente epilogo che, non si sa mai, lascia le porte aperte per un seguito. Avvincente, ricco di sorprese, narrato con ritmo e scritto a regola d’arte, Le Radici del Cielo è un romanzo consigliabile a tutti i lettori, indipendentemente dal legame con l’universo di Glukhovsky di cui diventa di fatto tassello imprescindibile.