Jacinto è l’ultimo baluardo dell’umanità, ormai in lotta da decenni contro esseri immondi chiamati “Locuste”. Marcus e Dominique tornano in azione, “maschi e cattivi” come non mai e venderanno cara la pelle
Gears of War 2
Sviluppatore: Epic Games / Microsoft Game Studios
Editore: Microsoft Game Studios
Distributore: Microsoft
Genere: Sparatutto
Piattaforma: Xbox 360
Titoli correlati:
Lezioni di botanica
Coperti dietro un muro, in attesa che il nemico metta fuori la testa per fargliela saltare, mentre il compagno di squadra ci copre le spalle. Eccolo che avanza, dietro di lui una schiera di altre Locuste pronte a tutto. Inizia lo scontro a fuoco, i proiettili fischiano ovunque, il muro di copertura inizia a sgretolarsi, meglio cambiare con un tuffo disperato. Sempre che il nemico non stia attendendo, anch’esso nascosto, un nostro passo falso: in tal caso sentirà la lama del Lancer infilarglisi fra le carni che lasceranno la propria testimonianza sul terreno di guerra. Più cattivo, più avvincente, più umano, Gears of War 2 capitalizza quanto più possibile sul successo del precedente capitolo migliorandolo laddove necessario senza però intaccarne la struttura di base.
Le coperture rimangono protagoniste assolute ma non sono esenti da piccoli accorgimenti. Non tutto è indistruttibile, il che impedisce di restare a vita dietro un ammasso di sassi, e non tutto è fermo. L’introduzione degli scudi apre la strada al concetto di coperture mobili: dopo averli sottratti ai temibili Mauler, è possibile usarli per difendersi dagli attacchi nemici oppure piantarli a terra per creare dei veri e propri avamposti personali. Gli stessi nemici in fin di vita possono essere presi in ostaggio e salvarci la pelle in situazioni pericolose. Un verme corazzato formato famiglia dietro al quale nascondersi costituisce un ulteriore esempio di difesa mobile. Sfruttando il suo appetito (è vegetariano, per fortuna) è possibile portarlo con sè facendo cadere sul percorso dei particolari frutti luminescenti di cui è ghiotto. Peccato questi siano dislocati con precisione sul percorso, incatenando il giocatore alla fatidica linearità tipica del genere.
Gears of War 2
Sviluppatore: Epic Games / Microsoft Game Studios
Editore: Microsoft Game Studios
Distributore: Microsoft
Genere: Sparatutto
Piattaforma: Xbox 360
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Lezioni di botanica
Coperti dietro un muro, in attesa che il nemico metta fuori la testa per fargliela saltare, mentre il compagno di squadra ci copre le spalle. Eccolo che avanza, dietro di lui una schiera di altre Locuste pronte a tutto. Inizia lo scontro a fuoco, i proiettili fischiano ovunque, il muro di copertura inizia a sgretolarsi, meglio cambiare con un tuffo disperato. Sempre che il nemico non stia attendendo, anch’esso nascosto, un nostro passo falso: in tal caso sentirà la lama del Lancer infilarglisi fra le carni che lasceranno la propria testimonianza sul terreno di guerra. Più cattivo, più avvincente, più umano, Gears of War 2 capitalizza quanto più possibile sul successo del precedente capitolo migliorandolo laddove necessario senza però intaccarne la struttura di base.
Le coperture rimangono protagoniste assolute ma non sono esenti da piccoli accorgimenti. Non tutto è indistruttibile, il che impedisce di restare a vita dietro un ammasso di sassi, e non tutto è fermo. L’introduzione degli scudi apre la strada al concetto di coperture mobili: dopo averli sottratti ai temibili Mauler, è possibile usarli per difendersi dagli attacchi nemici oppure piantarli a terra per creare dei veri e propri avamposti personali. Gli stessi nemici in fin di vita possono essere presi in ostaggio e salvarci la pelle in situazioni pericolose. Un verme corazzato formato famiglia dietro al quale nascondersi costituisce un ulteriore esempio di difesa mobile. Sfruttando il suo appetito (è vegetariano, per fortuna) è possibile portarlo con sè facendo cadere sul percorso dei particolari frutti luminescenti di cui è ghiotto. Peccato questi siano dislocati con precisione sul percorso, incatenando il giocatore alla fatidica linearità tipica del genere.
Eppure i vasti ambienti e i frequenti bivi contribuiscono alla sensazione di libertà e di combattimenti in larga scala, senza che la traccia del proprio destino sia troppo fastidiosa. La sensazione di grandiosità è ulteriormente enfatizzata dalla capacità del motore grafico di gestire un numero più elevato di locuste, che si lanciano senza sosta addosso al giocatore. Una volta abbattuto, il nemico potrebbe sopravvivere e arrancare verso l’alleato per tornare in vita: una buona occasione per sfoggiare le nuove, violente “fatality” corpo a corpo. Anche il giocatore può avvantaggiarsi dei movimenti in fin di vita, allontanando il fatidico game over soprattutto nelle modalità co-op, il vero piatto forte del gioco.
Inneggia proprio alla cooperazione la nuovissima modalità online Orda, che mette fino a cinque giocatori nella mappa scelta alle prese con 50 ondate di Locuste sempre più forti. Dopo ciascun turno i giocatori caduti si rianimano e si hanno poche manciate di secondi per fare il pieno di armi prima di venire assaliti dall’ondata successiva. Un concetto deliberatamente anni ’80 che funziona ancora ai giorni nostri, tanto da riuscire a oscurare le già ottime modalità multiplayer in competizione.
Il successo planetario del primo episodio costituisce una pesante eredità di aspettative. Gears of War 2 riesce a coinvolgere quanto, se non più del capostipite e coloro che cercano le consuete migliorie alla formula non rimaranno delusi. Nell’arsenale si aggiunge il lanciafiamme, pratico e di sicuro effetto, e gli scontri con le motoseghe dei lancer si fanno più affiatati grazie ai duelli in cui bisogna premere il tasto B più rapidamente dell’avversario. Il mortaio ruba la scena al Martello dell’Alba con missili in grado di coprire una superficie molto più ampia ed è possibile creare mine di prossimità incastonandole nei muri. Anche le Locuste hanno rinfoltito le fila con nuovi combattenti: dalla variante dei kamikaze – gli esplosivi Ticker – ai portatori di mazza e scudo quali i Mauler, dall’artiglieria pesante dei Grinder e dei Flamer ai fantini in sella a terribili quadrupedi denominati Bloodmount. Di tutto, di più, per un titolo a cui piace rinnovarsi senza necessariamente reinventarsi.
Gli sviluppi della trama prendono una strada decisamente più matura, il cui machismo lascia strada a un pizzico di sentimentalismo indispensabile per dare spessore ai personaggi. Le varie sezioni di gioco si susseguono in maniera coerente, scandite dagli aggiornamenti circa la ricerca di Maria, la moglie di Dominque, scomparsa qualche tempo addietro. Alla fine si spara sempre – è questo lo scopo del gioco – ma è indubbio che ora si riesce a metterne a fuoco anche la ragione, quasi si sentisse la disperazione trasudare dagli scenari. Il linguaggio diretto e scurrile contribuisce all’immedesimazione in un mondo in cui l’unica moneta di scambio è la propria pelle o quella dell’avversario. I nuovi elementi narrativi influiscono però sul ritmo di gioco, inframezzato da diversi momenti di esplorazione che interrompono la frenesia. L’intero principio del secondo livello, per esempio, è una lunga camminata nelle caverne delle Locuste che offre una migliore visione dell’habitat del proprio nemico, ma che potrebbe infastidire gli amanti della pura azione.
Gears of War 2 è il nuovo testamento delle potenzialità dell’Unreal Engine 3, che in questo episodio flette i muscoli sfoggiando ambientazioni più interattive, centinaia di Locuste su schermo ed effetti acqua particolarmente entusiasmanti. Ma la particolarità del lavoro di Epic non risiede nelle prodezze del motore grafico, quanto nell’ottima direzione artistica che, come nel predecessore, disegna un’apocalisse a metà fra il vittoriano e il gotico, coadiuvata da un accompagnamento musicale di altissima qualità.
Con una modalità in singolo più longeva e le varie soluzioni multiplayer in co-op o competitive, Gears of War 2 sarà di sicuro un compagno fedele per le sessioni di gioco da qui a molti mesi a venire. Vi sono alcuni difetti che lo tengono a un passo dalla perfezione, come la gestione delle coperture non sempre precisa (capita accovacciarsi dietro al muro sbagliato o di effettuare capriole indesiderate) e qualche bug grafico in multiplayer. Inoltre, dopo aver sputato sangue contro il Generale RAAM nel primo episodio, in Gears of War 2 si nota l’assenza di avversari tanto temibili, rendendo l’esperienza di gioco meno impegnativa per i veterani: a loro è dedicata la modalità “folle”. Qualcuno potrebbe, infine, definire riduttiva la meccanica di gioco basata sul continuo nascondersi e sparare. E’ quantomai vero, però, che il gameplay è talmente bilanciato, avvincente e affascinante da non riuscire a staccare la spina, in quello che di fatto si mette in lizza per il premio di miglior shooter dell’anno.
Raffaele Cinquegrana
Aspetti Positivi: gameplay rifinito; vicenda ben narrata; modalità Orda avvincente; realizzazione ottima; co-op ottimo
Replay Value: ottimo. La modalità Orda è la vera protagonista delle sessioni multiplayer
Aspetti Negativi: gestione coperture non sempre perfetta; il sostituto di RAAM non è all’altezza; qualche bug in multiplayer
In Sintesi: Gears of War 2 espande l’esperienza del predecessore con una serie di migliorie che lo rendono più avvincente sotto tutti gli aspetti. Un gioco dal quale è impossibile astenersi.
Inneggia proprio alla cooperazione la nuovissima modalità online Orda, che mette fino a cinque giocatori nella mappa scelta alle prese con 50 ondate di Locuste sempre più forti. Dopo ciascun turno i giocatori caduti si rianimano e si hanno poche manciate di secondi per fare il pieno di armi prima di venire assaliti dall’ondata successiva. Un concetto deliberatamente anni ’80 che funziona ancora ai giorni nostri, tanto da riuscire a oscurare le già ottime modalità multiplayer in competizione.
Il successo planetario del primo episodio costituisce una pesante eredità di aspettative. Gears of War 2 riesce a coinvolgere quanto, se non più del capostipite e coloro che cercano le consuete migliorie alla formula non rimaranno delusi. Nell’arsenale si aggiunge il lanciafiamme, pratico e di sicuro effetto, e gli scontri con le motoseghe dei lancer si fanno più affiatati grazie ai duelli in cui bisogna premere il tasto B più rapidamente dell’avversario. Il mortaio ruba la scena al Martello dell’Alba con missili in grado di coprire una superficie molto più ampia ed è possibile creare mine di prossimità incastonandole nei muri. Anche le Locuste hanno rinfoltito le fila con nuovi combattenti: dalla variante dei kamikaze – gli esplosivi Ticker – ai portatori di mazza e scudo quali i Mauler, dall’artiglieria pesante dei Grinder e dei Flamer ai fantini in sella a terribili quadrupedi denominati Bloodmount. Di tutto, di più, per un titolo a cui piace rinnovarsi senza necessariamente reinventarsi.
Gli sviluppi della trama prendono una strada decisamente più matura, il cui machismo lascia strada a un pizzico di sentimentalismo indispensabile per dare spessore ai personaggi. Le varie sezioni di gioco si susseguono in maniera coerente, scandite dagli aggiornamenti circa la ricerca di Maria, la moglie di Dominque, scomparsa qualche tempo addietro. Alla fine si spara sempre – è questo lo scopo del gioco – ma è indubbio che ora si riesce a metterne a fuoco anche la ragione, quasi si sentisse la disperazione trasudare dagli scenari. Il linguaggio diretto e scurrile contribuisce all’immedesimazione in un mondo in cui l’unica moneta di scambio è la propria pelle o quella dell’avversario. I nuovi elementi narrativi influiscono però sul ritmo di gioco, inframezzato da diversi momenti di esplorazione che interrompono la frenesia. L’intero principio del secondo livello, per esempio, è una lunga camminata nelle caverne delle Locuste che offre una migliore visione dell’habitat del proprio nemico, ma che potrebbe infastidire gli amanti della pura azione.
Gears of War 2 è il nuovo testamento delle potenzialità dell’Unreal Engine 3, che in questo episodio flette i muscoli sfoggiando ambientazioni più interattive, centinaia di Locuste su schermo ed effetti acqua particolarmente entusiasmanti. Ma la particolarità del lavoro di Epic non risiede nelle prodezze del motore grafico, quanto nell’ottima direzione artistica che, come nel predecessore, disegna un’apocalisse a metà fra il vittoriano e il gotico, coadiuvata da un accompagnamento musicale di altissima qualità.
Con una modalità in singolo più longeva e le varie soluzioni multiplayer in co-op o competitive, Gears of War 2 sarà di sicuro un compagno fedele per le sessioni di gioco da qui a molti mesi a venire. Vi sono alcuni difetti che lo tengono a un passo dalla perfezione, come la gestione delle coperture non sempre precisa (capita accovacciarsi dietro al muro sbagliato o di effettuare capriole indesiderate) e qualche bug grafico in multiplayer. Inoltre, dopo aver sputato sangue contro il Generale RAAM nel primo episodio, in Gears of War 2 si nota l’assenza di avversari tanto temibili, rendendo l’esperienza di gioco meno impegnativa per i veterani: a loro è dedicata la modalità “folle”. Qualcuno potrebbe, infine, definire riduttiva la meccanica di gioco basata sul continuo nascondersi e sparare. E’ quantomai vero, però, che il gameplay è talmente bilanciato, avvincente e affascinante da non riuscire a staccare la spina, in quello che di fatto si mette in lizza per il premio di miglior shooter dell’anno.
Raffaele Cinquegrana
Aspetti Positivi: gameplay rifinito; vicenda ben narrata; modalità Orda avvincente; realizzazione ottima; co-op ottimo
Replay Value: ottimo. La modalità Orda è la vera protagonista delle sessioni multiplayer
Aspetti Negativi: gestione coperture non sempre perfetta; il sostituto di RAAM non è all’altezza; qualche bug in multiplayer
In Sintesi: Gears of War 2 espande l’esperienza del predecessore con una serie di migliorie che lo rendono più avvincente sotto tutti gli aspetti. Un gioco dal quale è impossibile astenersi.