Recensione/ Lost Odyssey

Un’eroe smemorato, un mondo da salvare: Lost Odyssey promette un’avventura epica fatta di sentimenti gustosamente narrati tramite i ricordi del personaggio principale. Nonostante l’ancora della tradizione RPG nipponica tenga a freno le innovazioni, Lost Odyssey coinvolge e appassiona

Lost Odyssey
Sviluppatore: Mistwalker e Feel Plus
Editore: Microsoft
Distributore: Microsoft
Genere: RPG
Piattaforma: Xbox 360
Titoli correlati: Final Fantasy XII (PlayStation 2); Blue Dragon (Xbox 360); Eternal Sonata (Xbox 360); Shadow Hearts: Covenant (PlayStation 2)

Out of memory

Parlare di combattimenti a turni, incontri casuali e dialoghi logorroici sembra quasi anacronistico, di questi tempi. Sono degli elementi che hanno accompagnato i giochi di ruolo nipponici fin dagli albori e che si ritrovano per intero in Lost Odyssey, il nuovo RPG di Mistwalker sviluppato da Feel Plus. Eppure, per quanto conservatore possa essere, Lost Odyssey riesce comunque a distinguersi rispetto alla concorrenza grazie al carattere dei personaggi – disegnati da Takehiko Inoue, il pennello che ha dato vita ai manga Vagabond e Slam Dunk – e alla narrazione degli eventi.

Non c’è da nascondere che a Lost Odyssey piace raccontare molto, e a lungo. Attraverso immagini, suoni e sogni, racconta la storia di un uomo millenario, Kaim, che ha il dono (o la maledizione) di non conoscere la propria morte, bensì quella altrui. E' proprio grazie alla dimensione onirica dei ricordi di Kaim – raccontati abilmente da testo enfatizzato con immagini statiche e musiche d’effetto – che Lost Odyssey acquista un valore narrativo più profondo rispetto agli altri titoli del genere. Attraverso il protagonista prendono vita tanti altri personaggi e situazioni, semplicemente leggendo le parole che compongono i suoi ricordi. E i personaggi principali sono talmente ben caratterizzati nelle loro forze e paure che è davvero impossibile non lasciarsi coinvolgere.


A patto che si abbia il desiderio di seguirli spesso e volentieri senza interagire con quanto accade. Infatti, c'è molto da leggere in Lost Odyssey, probabilmente troppo per il giocatore ordinario che desidera avere un ruolo di rilievo manovrando le leve del pad. A volte la vicenda inciampa nel dejà vu o in situazioni fin troppo melense, ma non c'è dubbio che chi si lascerà trasportare dalla narrazione - che si avvale di una traduzione e un doppiaggio in italiano più che buoni - troverà in Lost Odyssey un vero viaggio epico da gustare fino in fondo.

L’avventura si divide fra le canoniche sezioni di esplorazione e di investigazione e quelle di combattimento a incontri casuali. Purtroppo, l’esplorazione delle ampie mappe di gioco si riduce ai classici cliché del genere che prevedono la chiacchierata con chiunque si incontri – che per la maggior parte non ha nulla da dire se non una frase poco utile – e il “furto” di qualunque oggetto si trovi in casa altrui, senza che i proprietari battano ciglio. Fortunatamente è possibile velocizzare la corsa dei personaggi tenendo premuto il tasto X, rendendo l’esplorazione di ambienti vasti o il ritorno verso quelli già esplorati meno tedioso. Con l’avanzamento nel gioco, si avrà la possibilità di viaggiare fra diversi luoghi sfruttando una nave, ma il nuovo mezzo serve solo come mezzo di locomozione e non introduce alcuna modifica al gameplay di base, come accadeva invece in Skies of Arcadia.

Stranamente non vi sono missioni secondarie degne di nota che spingano il giocatore a trascorrere maggior tempo nei villaggi, se non delle semplici richieste da portare a termine spesso nella stessa area di gioco. Vi è però una sorta di caccia al tesoro che, con l’aiuto di un particolare oggetto e della vibrazione del pad, può rivelare preziosi nascosti o elementi utili per potenziare il proprio personaggio.

Nonostante le radici del genere tengano incollato Lost Odyssey ai consueti incontri causali a turni, alcune varianti garantiscono un minimo di freschezza anche ai veterani. Di sicuro la novità più rappresentativa è costituita dal sistema di apprendimento delle abilità dei personaggi immortali come Kaim. Costoro, infatti, non progrediscono con l’avanzamento del livello, bensì collegando le abilità dei componenti mortali della squadra oppure indossando appositi anelli di potenziamento. Il personaggio acquisisce le abilità collegate dopo un certo numero di turni, ed è poi libero di utilizzarle autonomamente. La crescita dei personaggi immortali del gruppo acquisisce in questo modo una discreta componente strategica svincolata dal puro aumento di livello.

La possibilità di forgiare anelli di potenziamento combinando gli elementi raccolti durante l’avventura rappresenta una valida variante per la personalizzazione del personaggio, seppur la complessità di tale sistema non raggiunga i livelli di altri titoli analoghi. Con un approccio simile a quanto visto a suo tempo nella saga di Shadow Hearts per PlayStation 2, anche in Lost Odyssey è possibile sferrare attacchi fisici più potenti rilasciando il grilletto destro con la corretta tempistica, in modo da sfruttare il cosiddetto Anello Rivelatore.

Suscita maggior interesse strategico il posizionamento dei personaggi sul campo di battaglia: la prima linea funge da difesa per quella secondaria, riducendo l’effetto degli attacchi nemici verso quest’ultima. Il livello di protezione è evidenziato dalla barra CG (Condizione di Guardia), che diminuisce man mano che la prima linea subisce attacchi. E’ necessario, quindi, indebolire la prima linea prima di affrontare i nemici in seconda, che generalmente sono quelli più pericolosi. Ultima, ma non meno importante, è l’appartenenza elementale di attacchi e personaggi secondo i quattro elementi naturali del gioco – acqua, terra, fuoco e vento –, ciascuno con le proprie vulnerabilità. E’ doveroso sottolineare come la difficoltà del gioco sia finalmente calibrata in modo da offrire una sfida degna di tale nome fin dall’inizio dell’avventura, evitando di concedere facili vittorie solo per il piacere di avanzare di livello.

Lost Odyssey trascina il giocatore in un’avventura che lascia il segno anche dal punto di vista audiovisivo. Sebbene il motore grafico non goda della fluidità meritata, i personaggi e le ambientazioni sono caratterizzate da un dettaglio più che buono e, soprattutto, sono immerse in un’atmosfera davvero coinvolgente. I personaggi, in particolare, si muovo durante le scene di intermezzo con naturalezza e sfoggiano un’espressività invidiabile, fattori che contribuiscono all’immedesimazione del giocatore. La colonna sonora è invece ammirevole pressoché sotto tutti i punti di vista, grazie alle musiche di Nobuo Uematsu, storico compositore di Final Fantasy.

Come anticipato in apertura di recensione, la tradizione degli RPG nipponici può sembrare anacronistica ai giorni nostri, ma in questo caso non è necessariamente un difetto insormontabile. Il sistema di gioco, in ogni caso, è collaudato e arricchito da piccole novità che lo rendono più avvincente. Invece, è in virtù della profondità dei personaggi, della narrazione attraverso i ricordi e i sogni che Lost Odyssey trova il suo spazio nella collezione degli appassionati del genere che, se volenterosi di essere trasportati in un'altra dimensione, rimarranno affascinati fino alla fine.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: avvincente ed emotivo; ricordi ben narrati; ottima caratterizzazione dei personaggi; sistema di apprendimento abilità; difficoltà appropriata
Replay Value: scarso. Una volta completato non si rigioca facilmente
Aspetti Negativi: meccanica di gioco fin troppo tradizionale; la trama si muove fra diversi cliché; tante parole da leggere
In Sintesi: Lost Odyssey si muove fra i più classici cliché del genere eppure riesce a divenire un’esperienza memorabile grazie soprattutto all’ottima narrazione e alla dimensione onirica in cui conduce il giocatore